NEXT, Alessandro Tommasi intervista Claudio Pasceri per Amadeus
Fondato nel 1996 a Torino, lo Xenia Ensemble è uno dei quartetti votati alla musica del ’900 e contemporanea con la storia più lunga. L’evoluzione della formazione, del suo stile e del suo carattere, ha portato i suoi componenti a decidere di iniziare una nuova era per il quartetto e di ribattezzarsi NEXT – New Ensemble Xenia Turin. Per indagare la storia, l’evoluzione ed il futuro della formazione, incontro Claudio Pasceri, violoncellista e coordinatore artistico dell’ensemble e del Festival EstOvest.
Claudio, com’è iniziato il tuo rapporto con lo Xenia Ensemble e come si è evoluto nel corso degli anni?
«Avendo iniziato oltre vent’anni fa, in Italia lo Xenia era uno dei pochi quartetti che poteva in quegli anni vantare collaborazioni con alcuni dei più grandi compositori attivi come Pärt, Schnittke e Gubaidulina. Al di là del livello dell’ensemble, per me è stata un’esperienza importantissima, anche per il repertorio affrontato. Boulez disse che non c’era futuro per il quartetto, per fortuna si è sbagliato! Il quartetto d’archi si è confermato una delle formazioni di riferimento nella musica contemporanea per compositori e pubblico. Penso sia anche perché è difficile dimenticare la storia di una formazione per cui hanno scritto Haydn e Beethoven, quindi la natura di quello che Goethe definisce “un dialogo tra persone civili”: se ne trova sempre una traccia anche nel repertorio contemporaneo. Certo inserirsi nel quartetto non è stato facile: la mia predecessora, Elizabeth Wilson, è stata allieva di Rostropovich, di cui ha scritto anche una biografia. Per me, come violoncellista, è stato veramente interessante entrare in un gruppo del genere, anche per scoprire quella sensazione del “tornare a casa”, una sensazione che non si prova né con le orchestre né da solista. Il come sia successo è semplice, l’ensemble aveva bisogno di un nuovo violoncellista, quindi hanno valutato qualche persona, tra cui me, mi hanno fatto provare per qualche mese e poi hanno espresso un parere favorevole. Fin da subito non ho voluto essere accomodante. Ho il mio modo di pensare e di fare e sono stato chiaro. A loro è stato bene e così è iniziato il percorso. Era un gruppo con una forte identità, avevano costruito un grande repertorio e molti rapporti soprattutto con compositori dell’Europa dell’est, quindi ho dovuto sia avere rispetto di quello, sia di me stesso e di quello che il gruppo sarebbe diventato in futuro. Nei nuovi progetti, programmi e idee ne abbiamo sempre dovuto tenere conto per provare nuove strade senza mai tradire lo spirito iniziale».
Qual è il futuro per NEXT e a cosa è dovuta questa scelta di un nuovo nome?
«L’idea è venuta principalmente dal secondo violino, che è stata anche una fondatrice del quartetto. Pur essendo molto contenta del futuro di questo gruppo, si è resa conto che ormai non è più l’ensemble che ha formato vent’anni fa e dunque ci teneva che si facesse questa scelta. Il quartetto si chiamerà NEXT – New Ensemble Xenia Turin – un po’ come la FIAT! Un’altra ragione è che è cominciato un altro percorso, ad esempio nei rapporti molto stretti che lo Xenia aveva con suonatori di strumenti popolare. Ne avremo ancora, ma mi piacerebbe che rimanesse una piccola cosa. Mi interessa che ognuno faccia quello che sa davvero fare, in modo che ci siano degli incontri reali di competenze quando si collabora. Non amo molto i cross over, in cui ognuno fa ciò che non sa fare, in quel caso preferisco ascoltare e scoprire. Amo ascoltare, è ascoltando gli altri che si impara sempre di più e si comprendono le esigenze di tutti. Quando scegliamo gli autori, mi piace che anche i miei colleghi possano suggerire compositori dotati di un’identità, di un percorso. Possono suonare anche un autore che non mi sia proprio, ma l’importante è che abbia un percorso, un racconto».
Perché la scelta di “NEXT”? Nel processo di scelta avete valutato se questo cambiamento vi convenisse, da un punto di vista di immagine?
«Volevamo essere ancora Ensemble Xenia, perché il nostro collegamento con la tradizione del quartetto è saldo. Non è stata un’esigenza di marketing, ma proprio di voltare pagina, di iniziare un nuovo capitolo. Per quello è nato tutto da Eilis, il secondo violino, e ho rispettato il fatto che l’esigenza non venisse da me. Ho valutato che potessero esserci dei problemi nel cambio di nome, un quartetto non può venire dal nulla e le nostre radici sono molto chiare. Ribadisco, quando è nato era una delle uniche formazioni in Italia a fare contemporanea e questo non si può dimenticarlo. Quindi tradire l’unicità di questo gruppo sarebbe stato quasi un crimine! Anche la scelta del nome non è stata semplice, perché NEXT può risultare un po’ anonimo e dovremo spesso specificare New Ensemble Xenia Turin. Ma col tempo il pubblico imparerà a riconoscerci anche con questo nuovo acronimo».
Qual è il primo appuntamento in cui uscirete ufficialmente come NEXT?
«A maggio registreremo un CD per la Brilliant Classics dedicato al compositore genovese Matteo Manzitti, con due brani: Ajna per quartetto d’archi ed elettronica , commissione EstOvest Festival 2016, e il Duo per violino e violoncello, brano inedito scritto per l’occasione. Usciremo verso settembre con il nuovo nome, quindi anche abbastanza vicino all’EstOvest Festival. Una buona occasione per presentarci!».